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David Bowie: ecco perché disse di no ai Coldplay. E non solo a loro

Per diventare un artista eterno è necessario rimanere sempre fedeli a se stessi e alla propria opera, rifiutando a volte anche delle opportunità che a un primo sguardo possono sembrare importanti. David Bowie, per esempio, è diventato famoso anche per aver detto NO a numerose proposte che magari avrebbero accresciuto la sua popolarità, ma che forse avrebbero minato la sua credibilità di artista.

I Coldplay per esempio gli chiesero di mettere la sua voce in una loro canzone. Ma la risposta fu piccata: "Non è un pezzo molto buono, vero?". La band non se la prese. "Era molto perspicace - ha raccontato poi il batterista Champion - gli darò credito per questo". Anche i Red Hot Chili Peppers lo tentarono, offrendogli di produrre due album, By The Way e Stadium Arcadium. Ma la sua risposta fu sempre negativa. Con il senno di poi, il Duca Bianco aveva ragione: se il primo fu sicuramente un buon disco, con il secondo si può dire che Bowie schivò una pericolosa pallottola.

Ma non solo il mondo della musica, anche quello del cinema e delle serie tv bussarono più volte alla porta di Bowie. Il Duca Bianco rifiutò un ruolo nella fiction fantascientifica Doctor Who, non è chiaro se per produrre la colonna sonora o interpretare un personaggio, forse quello del villain Sharaz Jek. Magari sarebbe stato meglio vestire i panni di Capitan Uncino nell'omonimo film Uncino del 1991, diretto da Steven Spielberg. Ma Bowie, si dice, disse di no anche a quella parte, propostagli direttamente dal regista premio Oscar. 

Ma il rifiuto più coraggioso fu quello a un musical tutto suo diretto da Danny Boyle, che aveva già in mano la sceneggiatura scritta da Frank Cottrell Boyce. Il pluripremiato regista ha poi raccontato che il diniego di Bowie lo ferì così tanto da accettare la direzione del biopic su Steve Jobs solo per riempire lo spazio lasciato nel suo cuore da quel progetto.

Il rifiuto più celebre però fu quello al governo britannico, che nel 2003 gli offrì il cavalierato per "aver dato un contributo importante alla vita del Regno". Bowie tenne duro rispondendo che l'onorificenza non era ciò per cui aveva passato la vita a lavorare.

(foto Getty Images)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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