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Bono rivela le tante minacce di morte che ha ricevuto

Anche la famiglia dell'artista era a rischio: ecco perché

Le sue prese di posizione sociali hanno fruttato a Bono, nel corso degli anni, minacce di morte per sé e per i suoi. Lo stesso leader degli U2 ne ha scritto nell'autobiografia in uscita. 'Surrender - 40 Songs, One Story".

Paul Hewson (questo il vero nome dell'artista) ha ricordato la sue perplessità su Gerry Adams, allora leader del partito indipendentista irlandese Sinn Fein (di cui l'IRA era braccio armato). Questa opposizione rovinò alla formazione paramilitare una raccolta fondi negli Usa, e la moglie di Bono entrò nel mirino dell'IRA.

Altra grave minaccia, negli anni 90. La malavita dublinese pianificò di rapire le sue figlie: "Casa nostra fu spiata per mesi" ha rivelato Bono. Le cose non andarono meglio fuori dall'Eire. In un tour americano degli anni 80, gli U2 criticarono il governatore dell'Arizona, che si oppose a una giornata commemorativa per Martin Luther King. Alla band giunse una minaccia di morte: il gruppo non doveva cantare "Pride", tributo al leader afroamericano dei diritti civili, ucciso nel 1968. Bono ha raccontato: "Se avessi intonato il verso sull'assassinio, non sarei arrivato alla fine della canzone". Lui si era mezzo inginocchiato, per dare enfasi a quelle parole. "Mi resi conto della gravità della situazione e ho chiuso gli occhi. C'era una piccola possibilità, ma non si può mai sapere". Superata con sollievo quella strofa, quando aprì gli occhi, vide che il bassista Adam Clayton lo aveva protetto per tutto il tempo. "Sono ancora vivo. Ho alzato lo sguardo e non vedevo il pubblico perché Adam era in piedi davanti a me, restando lì per l'intera strofa".

(Foto Getty Images)

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