Chi ha visto La storia fantastica si ricorderà di Fezzik, il gigante groenlandese che dopo aver attaccato il protagonista diventa suo alleato. Quel che è curioso è che l’attore che interpretava Fezzik non indossava alcuna tuta ingrassante o strana protesi per sembrare enorme: non a caso il suo nome d’arte è André the Giant.
La sua statura è stata misurata diverse volte, ottenendo sempre risultati differenti, per un massimo di 2,26 m. E non si può certo dire fosse sottile, dato il suo peso di 249 kg.
André è nato nel 1946 a Grenoble e a 12 anni superava già i 190 cm. I genitori erano convinti che, dopo il diploma, le sue braccia forzute si sarebbero messe al servizio della fattoria di famiglia, ma sono stati delusi due volte. La prima quando André ha lasciato gli studi, nonostante lo accompagnasse a scuola lo scrittore Samuel Beckett, all’epoca suo vicino di casa, dato che li riteneva inutili per un lavoro da operaio. La seconda quando il ragazzo si è trasferito a Parigi, lavorando prima come magazziniere e poi diventando un lottatore professionista.
Ha 22 anni quando gli diagnosticano l’acromegalia, una malattia comunemente conosciuta come “gigantismo”: oltre a una crescita smisurata e ininterrotta, è causa di problemi al cuore e ad altri organi, sottodimensionati per il corpo che devono mantenere. L’aspettativa di vita media ruota intorno ai 40 anni. André però non si lascia deprimere dall’esito degli esami, anzi, decide di vivere appieno, facendo della sua stazza mastodontica un’arma. Vince molti premi nel mondo del wrestling (tra cui il Guinnes World Record per lo wrestler più pagato della storia), nonostante controversie e un paio di faide con altri lottatori durate anni; partecipa alla realizzazione di diversi film (oltre a La storia fantastica si ricordano L’uomo da sei milioni di dollari e Conan il distruttore). Non si è mai sposato, ma nel 1979 ha una figlia regolarmente riconosciuta.
André, avendo uno stomaco proporzionato al corpo, si guadagna la fama di bevitore da paura: il suo record personale pare essere 156 birre in una sola sera. Ma un’altra volta, dopo “sole” 127 birre, si addormenta nella hall del suo hotel, dove ovviamente rimane fino al risveglio, vista l’impossibilità di spostarlo.
Resta sul ring fino al dicembre 1992, quando comincia ad avere problemi a camminare. A gennaio del 1993 tornò a casa per la morte del padre, e il 27 gennaio viene trovato morto nella sua stanza. Come era prevedibile, il suo cuore è stato sconfitto da un infarto. La notizia viene accolta con dolore da colleghi e amici, dato che il suo cuore è grande non solo di fatto.
Ancora oggi, la sua faccia stilizzata è l’icona di Obey, uno dei grandi nomi dell’arte di strada statunitense.

