Face4Job
04 Settembre 2015
Prossima settimana divulgheremo il ns report trimestrale sui flussi del lavoro in Italia e nel Mondo, relativamente ai mesi estivi trascorsi, a conferma proprio di questo dato che emerge indirettamente analizzando lo studio che l’Ocse sta conducendo sui mutamenti della produttività nei Paesi, indicatore solitamente stagnante in quelli con bassa crescita, l’Italia su tutti.
Dai dati dell’Ocse le imprese che investono e innovano hanno aumentato la propria produttività con manifatturiero e finanziario in testa su tutti.
In quesito è: quali posti di lavoro sono stati creati? Chi sono i profili più ricercati?
La prima sorpresa è che, secondo l’analisi effettuata dalla Georgetown University che ha classificato i "good jobs" in base alla fascia salariale, tra il 2010 e il 2014 su 6,6 milioni di nuovi posti di lavoro creati, ben 2,9 erano “good jobs” (53mila dollari di stipendio) e quindi con maggiori opportunità per chi sta nella fascia alta.
Per avere un “good jobs”, aver studiato è il requisito minimo. Bisogna aver almeno finito il college. Per chi ha soltanto un diploma, ci sono meno opportunità di prima della crisi.
I numeri della Georgetown rivelano che le opportunità ci sono state soprattutto per le professioni manageriali, in cui primeggiano appunto manifattura, finanza e sicurezza ed a seguire l’area Stem, cioè scienza, tecnologia, ingegneria, matematica. Per gli operai, ci sono meno “good jobs” rispetto a prima della crisi. E ce ne sono parecchi meno anche nell’istruzione.
Cosa vuol dire tutto ciò?
Tornare a crescere non significa lavoro per tutti ma grande "depurazione" del passato e di tutte le inefficienze che hanno portato al collasso, tagliando via inevitabilmente tutti i rami secchi: le opportunità ci sono, e davvero tante, ma per coloro che sanno cogliere i cambiamenti mentre per chi spera di riagguantare la vecchia poltrona sbaglia clamorosamente e non può certo dare la colpa alla mancata crescita ma anzi alla propria decrescita mentale e mancanza di reazione ai mutamenti inevitabili dei un futuro sempre meno analogico.
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