02 Marzo 2018
Non solo in Italia: domenica 4 marzo si voterà anche in Svizzera per un referendum popolare che chiede di abolire il canone della tv di Stato Ssr (Società svizzera di radiotelevisione). Si tratta praticamente della Rai svizzera, presente sul territorio con 4 canali televisivi, 5 stazioni radio nazionali, 34 stazioni radio locali e un sito internet che registra 3 milioni di utenti ogni mese.
Nel 2015 sono state raccolte 141mila firme per promuovere questo referendum, supportato da diversi partiti di destra che si oppongono al canone obbligatorio che tutti i cittadini svizzeri devono pagare.
Il referendum, denominato “No Billag”, mira ad abolire la tassa che in molti non vogliono più pagare. La Billag, società cui la Ssr ha dato mandato di riscuotere il canone di circa 390 euro all’anno, è ormai vista come un metodo forzoso di riscossione, visto che il canone della Ssr è il più alto d’Europa «È di fatto una tassa nascosta perché chiunque è chiamato a pagarla, anche se non vuole fruire dei programmi Ssr» tuona l’Udc, il maggiore partito svizzero.
Ogni anno dal canone vengono raccolti circa 60 milioni di euro, che consistono nel 70% dei bilanci della Ssr. Non tutti però sono per l’abolizione del servizio pubblico: «Il testo dell’iniziativa referendaria è chiarissimo» sottolinea Maurizio Canetta, direttore di RSI, la radiotelevisione svizzera di lingua italiana, che si oppone all’abolizione della Ssr. Canetta sostiene che in caso di vittoria del referendum «il Governo non avrebbe margine di manovra perché il quesito dice espressamente che la Confederazione non potrà più finanziare il servizio pubblico né chiedere il pagamento di un canone ai cittadini. Uno scenario che per noi è come un salto nel vuoto». La tv di Stato infatti garantisce l’informazione in 4 lingue diverse che tutelano l’identità regionale, «per questo il nostro pubblico è molto specifico. Fattori difficili da mantenere per un investitore privato» continua Canetta. Se si dovesse abolire la Ssr si verrebbe «invasi dalle tv private straniere con la conseguente perdita delle minoranze linguistiche».
Per ora Governo e Parlamento sono contro il referendum e secondo gli ultimi sondaggi i sostenitori dell’abolizione sono in svantaggio, al 33%. Non resta che aspettare domenica per i risultati ufficiali.
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