28 Giugno 2017
La luce tende a svegliarci e il buio a farci venire sonno? La responsabilità è di una proteina che dice al cervello di non dormire.
Una ricerca condotta dal California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena ha analizzato in che modo l'alternanza giorno-notte influenzi direttamente la propensione ad addormentarsi.
Già studi precedenti avevano identificato negli occhi i fotorecettori che captano l'effetto della luce e li trasformano in segnali elettrici, non era però ancora noto come il cervello utilizzasse queste informazioni visive per influenzare il sonno.
I ricercatori statunitensi hanno esaminato un gruppo di pesci zebra, i quali presentano un'alternanza di sonno-veglia simile a quella umana, geneticamente modificati per esprimere una certa proteina, denominata Prok2.
Dai test è emerso che i pesciolini con Prok2 in eccesso tendevano a dormire durante il giorno e rimanevano svegli durante la notte. I risultati hanno dunque suggerito che Prok2 è in grado di inibire l'effetto di veglia che la luce esercita normalmente, così come l'effetto contrario esercitato dall'oscurità.
I ricercatori hanno evidenziato inoltre che livelli eccessivi di Prok2 corrispondono all'incremento dei livelli di galanina, un neuropeptide individuato di recente nell'ipotalamo anteriore del cervello, che svolge un ruolo chiave nella regolazione del sonno.
Il prossimo passo degli scienziati sarà scoprire se Prok2 si comporta allo stesso modo anche nel cervello umano.
Lo studio, descritto sulla rivista Neuron, potrebbe aprire la strada a nuovi farmaci per influenzare il ritmo sonno-veglia.
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