26 Marzo 2025
Il 27 marzo di ogni anno nel mondo si celebra la Giornata Mondiale del Teatro. Un evento per ricordare quanto questa forma d'arte sia importante nella nostra società.
La Giornata Mondiale del Teatro fu istituita nel 1961 a Vienna e dal 27 marzo 1962 i Centri Nazionali dell'Istituto Internazionale del Teatro presenti in circa 100 Paesi la celebrano in tutto il mondo.
Durante questa giornata viene diffuso un Messaggio Internazionale che, tradotto in diverse lingue, viene letto nei teatri del mondo, pubblicato sui giornali e pronunciato da radio e televisioni in ben 5 continenti.
L'autore (designato dall'UNESCO) del messaggio di quest'anno è Theodoros Terzopoulos, Regista teatrale, Educatore, Autore, Fondatore e Direttore Artistico di Attis Theatre Company, Ispiratore delle Olimpiadi Teatrali e Presidente del Comitato Internazionale delle Olimpiadi Teatrali.
In uno stralcio del suo messaggio si legge: «Può il teatro sentire il grido di aiuto che i nostri tempi stanno lanciando, in un mondo di cittadini impoveriti, rinchiusi in celle di realtà virtuale, trincerati nella loro soffocante privacy? In un mondo di esistenze robotizzate all'interno di un sistema totalitario di controllo e repressione in ogni ambito della vita? Il teatro è preoccupato per la distruzione ecologica, il riscaldamento globale, la massiccia perdita di biodiversità, l'inquinamento degli oceani, lo scioglimento delle calotte polari, l'aumento degli incendi boschivi e gli eventi meteorologici estremi? Può il teatro diventare parte attiva dell'ecosistema? Da molti anni il teatro sta osservando l'impatto dell'uomo sul pianeta, ma ha difficoltà ad affrontare questo problema. Si preoccupa il teatro della condizione umana così come si sta delineando nel XXI secolo, in cui il cittadino è manipolato da interessi politici ed economici, reti mediatiche e aziende che formano l'opinione pubblica? Dove i social media, per quanto la facilitino, sono il grande alibi della comunicazione, perché garantiscono la necessaria distanza di sicurezza dall'Altro? Un senso pervasivo di paura dell'Altro, del diverso, dello Straniero, domina i nostri pensieri e le nostre azioni. Può il teatro fungere da laboratorio per la coesistenza delle differenze senza tenere conto del trauma sanguinante? Il trauma sanguinante ci invita a ricostruire il Mito. E come dice Heiner Müller: “Il mito è un aggregato, una macchina alla quale si possono collegare macchine sempre nuove e diverse. Trasporta l'energia fino a quando la velocità crescente farà esplodere il campo culturale” e, aggiungerei, il campo della barbarie. I riflettori del teatro possono far luce sul trauma sociale e smettere di gettare un'immagine fuorviante su sé stesso? Domande che non ammettono risposte definitive, perché il teatro esiste e sopravvive grazie a domande senza risposta».
(foto Teatro Regio di Parma- R. Ricci)
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