18 Luglio 2016
Erano cento, e completamente nude, le donne accorse da ogni parte degli Stati Uniti (e non solo, alcune anche dall’Europa) per accogliere sabato 17 luglio a Cleveland il candidato alla presidenza U.S.A. Donald Trump, giunto in città per la convention repubblicana. Una provocazione, un gesto di protesta (rischioso, perché in Ohio, dove si è svolta la manifestazione, la nudità integrale è fuori legge) e anche un’espressione artistica.
Perché a organizzare l’happening è stato un fotografo, Spencer Tunick, non nuovo a imprese (e scatti fotografici) tanto titanici quanto originali (sua l’installazione con seimila donne nude per la pace in Colombia). L’opera è stata intitolata “Everything She Says Means Everything” (tutto quel che lei dice vuol dire tutto). Le modelle “per caso”, di ogni età, colore e credo politico (anche numerose repubblicane infatti si sono presentate all’appello) reggevano anche un grande specchio circolare, «per indicare che le donne sono l'incarnazione della natura, del sole, del cielo e della terra», come ha spiegato Tunick sul suo sito internet, ricordando che «bisogna fare affidamento sulla forza, sull'intuizione e sulla saggezza delle donne progressiste e illuminate».
Un raggio di conoscenza e saggezza
L’artista concludeva il suo messaggio dedicando l’opera alle sue figlie: «devono crescere in una società senza odio, con meno violenza e più opportunità per le donne… con parità di retribuzione, anzi un migliore trattamento per le donne, e mi sento che le 100 donne, illuminando il cielo di Cleveland, invieranno questo raggio di conoscenza e di saggezza che possiedono su tutto il paesaggio urbano. Penso che illuminerà non solo i delegati, ma imposterà un’atmosfera diversa del fine settimana».
A ispirare (pur se in negativo) Tunick sono stati i continui discorsi sessisti di Trump, tutto tranne che un appassionato femminista: battute e commenti al vetriolo contro rivali, giornaliste e donne in generale, tanto che anche parecchie simpatizzanti del partito repubblicano hanno preso le distanze con energia dai suoi punti di vista maschilisti.
Tunick ha iniziato a preparare l’happening con largo anticipo: a maggio ha postato un appello per reclutare le volontarie (hanno risposto in 1800). Ha poi scelto accuratamente la località, tenuta segreta fino alle 5 della mattina dell’happening, quando finalmente ha divulgato le coordinate del meeting inviandole a 200 donne, certo che almeno 100 si sarebbero presentate. Così è stato. Poco prima delle 7 del mattino, Tunick ha contato fino a 3, le donne si sono liberate dei vestiti e hanno impugnato lo specchio: la sessione fotografica è iniziata, tra la (pacata) curiosità dei vigili del fuoco di una caserma vicina, alcuni poliziotti e qualche curioso. Mezz’ora dopo era tutto finito.
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