10 Settembre 2021
“Chiudi gli occhi, immagina una gioia / Molto probabilmente, penseresti a una partenza”. Sono i versi iniziali di “Costruire”, canzone (bellissima) di Niccolò Fabi di ormai 15 anni fa, o giù di lì. Ma se ci mettessimo a scartabellare, libri e film troveremmo altre mille esempi che ci dicono la stessa cosa: i viaggi ci cambiano. Almeno un po’. Magari se si va in un resort la cosa si fa più difficile, ma non è mica detto.
Il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Zurigo ha voluto accendere il faro della scienza su questa cosa e ha voluto studiare come avviene quel tipo di cambiamento, quali siano le condizioni pre e post viaggio da parte di chi lo intraprende. Come rimane nella nostra memoria.
Per farlo è stata condotta una ricerca/indagine da parte di GFK su un campione di mille persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni provenienti da Regno Unito, Germania, Italia, Svizzera e Stati Uniti. I risultati ci dicono che solo nel campione britannico oltre il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver già intrapreso un viaggio che li ha cambiati. Non solo: il 20% dopo il rientro ha iniziato un nuovo hobby e il 15% circa ha iniziato a praticare uno sport. Cambiamenti interiori ma anche esteriori insomma.
Altri dati: ben l’80% del campione vorrebbe rivivere le esperienze provate nel viaggio in questione, il 62 immortala alcuni momenti con lo smartphone e il 47% circa dichiara che non li cancellerebbe per nulla al mondo.
E quali sono i ricordi più forti che rimangono? Le relazioni umane, il cibo, i colori e poi gli odori dei luoghi visitati.
(Foto Getty Images)
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