22 Aprile 2021
A New York, il leggendario Chelsea Hotel volta pagina: da ritrovo bohémien, a ‘boutique hotel’. Fu qui che nacquero le più grandi opere d’arte americane (e non solo) tra letteratura, fotografia e musica. Ne sono stati ospiti illustri Sartre, Twain, Bukowski, Pollock, Mapplethorpe, Warhol, Cartier-Bresson, Christo, Tennessee Williams, Patti Smith. Qui Arthur Clarke scrisse "2001-Odissea nello spazio" e Jack Kerouac "On the Road". Presto sarà un albergo di lusso.
Il grande edificio (170 stanze, 12 piani) spicca per la facciata in mattoni rosso-cupo e per lo stile fra gotico e Art Déco. Venne progettato nel 1883, da Philip Hubert, architetto francese che voleva un luogo dove gli emarginati potessero vivere accanto ai ricchi illuminati. Ma fu col Sessantotto e la Rivoluzione della Controcultura che si trasformò nella culla della trasgressione e della liberazione sessuale: Leonard Cohen, all’epoca amante di Janis Joplin, vi compose la canzone "Chelsea Hotel #2". E ispirò anche Bob Dylan, che vi scrisse "Sad-Eyed Lady of the Lowlands", raccontando di "essere rimasto sveglio per giorni al Chelsea Hotel’. Luogo leggendario, conobbe anche la tragedia nel 1978: quando Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, accoltellò a morte la sua ragazza.
Nella struttura, chiusa da un decennio per ristrutturazione, rimangono 50 residenti a rischio di sfratto. Morti i vecchi proprietari, è subentrato un gruppo alberghiero che la trasformerà in grand hotel: con prezzi da 600 $ a notte. Tutto partirà dopo la pandemia. Un’altra cosa che, dopo il Covid, non sarà più la stessa.
(foto Getty Images)
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