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21 Marzo 2016
Un piede in Italia, uno negli Stati Uniti. Lo sguardo, però, sempre rivolto al Belpaese. «Sarei in contraddizione se dicessi di voler rimanere qui», dice Anna, ricercatrice a Philadelphia. La sua storia, in fondo, potrebbe sembrare quella di tanti ricercatori in giro per il mondo.
La carenza di fondi per la ricerca, alla base della diaspora di cervelli di casa nostra. In realtà, l’opportunità di svolgere il suo post-dottorato al dipartimento di Neuroscienze della Temple University, Anna la deve ad una sorta di joint venture che lega l’istituto americano ad un’istituzione italiana. Ecco perché alla giovane ricercatrice non piace l’idea che fare ricerca in Italia sia un sogno irrealistico.
«Qui a Philadelphia vengo finanziata dall’Istituto Pasteur, che ogni anno stanzia borse di studio in Italia e all’estero, o per il rientro nel nostro Paese di giovani ricercatori. Una speranza per il futuro dei giovani italiani e un segnale positivo anche per un’Italia che critichiamo quotidianamente senza chiederci cosa siamo in grado di fare per il nostro Paese», spiega al Corriere della Sera la giovane ricercatrice di Frascineto (Cosenza).
L'intervista completa su http://nuvola.corriere.it/2016/03/18/anna-ricercatrice-a-philadelphia/ di Nicola Di Turi
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