Dardust: è sua la canzone che ha accompagnato il passaggio della bandiera olimpica all'Italia
Da Pechino a Milano-Cortina: la bandiera olimpica passi di mano sulle note della suggestiva "Forget To Be". Il video
Le Olimpiadi di Pechino si sono chiuse e il testimone passa adesso all'Italia. Le prossime Olimpiadi invernali, in calendario nel 2026, si svolgeranno infatti a Milano-Cortina.
La bandiera olimpica è stata così consegnata all'Italia durante la cerimonia di chiusura, con la cosiddetta "Flag Handover". L'Italia si è presentata grazie a uno show del Balich Wonder Studio e la colonna sonora era firmata da Dardust. Si tratta delle canzoni “Forget to be” e “Inno (Prologo) – in piano solo”. Entrambe fanno parte dell'ep “#002 Olympics”, in uscita il 25 febbraio.
Dardust ha raccontato: "Il concept della dualità che le due città come Milano e Cortina portano con sé era perfetto per la ricerca sonora percorsa nel nuovo album. Da una parte la città che si spinge verso il futuro con nuove geometrie, traiettorie e prospettive, perfettamente rappresentata dall’elettronica, e dall’altra parte l’organicità della natura nella sua bellezza fluida che viene dal passato, rappresentata dalla morbidezza del pianoforte. Ho cercato di esprimere l’incontro fra queste due anime, il contrasto, la lotta e infine la conquista di un nuovo equilibrio. Alla ricerca di un suono che sintetizza tutto, dal rumore bianco del ghiaccio a quello colorato della competizione. Con un grande obiettivo: rispettare la terra e restituirla cambiata, magari in meglio, probabilmente diversa, alle persone che la abitano.”
Dardust parla così di “Forget To Be”: “In un fluido le particelle non hanno posizioni reciproche fisse e si muovono più o meno liberamente le une rispetto alle altre. Il pezzo nasce da questa idea: le note dell'oscillatore si muovono come in un continuo mutamento di stati quantici, posizioni e direzioni. Non esistono più note solo bianche o solo nere: perchè nasca la musica, i tasti si devono sporcare al contatto di infinite mani”.
Invece, "Inno (Prologo)” è nato "da qualcosa di fluido, come la bellezza, la doppiezza di prosa e poesia, la solitudine dell'esistenza e la ricerca dell'identità in cui il pianoforte è l'unico compagno di viaggio che non giudica, ma ascolta e si fa ascoltare”.