16 Febbraio 2021
Questa sì che è una lezione reale. La Regina Elisabetta è maestra nel non sprecare. Anche in fatto di abbigliamento. I capi non si buttano, ma si tengono con cura e, quando è ormai inevitabile, si rammendano, si ricuciono, si rattoppano. Quasi leggendario è ormai il caso che riguarda il suo amato Barbour, il giaccone per le escursioni in campagna. La Sovrana lo invia sempre per i necessari rammendi alla ditta produttrice, che l'ultima volta, considerando lo stato del capo troppo deteriorato, ha inviato a Buckingham Palace una giacca nuova. Non fosse mai accaduto! La Regina ha preteso la sua vecchia giacca, adeguatamente rattoppata. E non è l'unica a rivolgersi al servizio rammendi della storica azienda, che ripara e ricuce i capi di tanti altri clienti.
Anche il Principe Carlo non ama gli sprechi. Non solo si vanta di avere scarpe più vecchie dei suoi figli, ma invia le proprie calzature alla ditta Tricker’s per risuolarle e ravvivarle. Una sensibilità ambientale tutta moderna che si sposa con l'attitudine prettamente britannica a non sprecare, nata durante la Seconda Guerra Mondiale, quando addirittura il Ministero dell’Informazione distribuì un opuscolo ricco di suggerimenti per usare al meglio quello che si trovava in casa, dai maglioni vecchi agli abiti smessi. E ancora oggi la ditta di fornitori reali Turnbull & Asser rammenda con amore colletti e polsini delle camicie.
Adesso questo saggio modo di porsi di fronte all'usura dei capi inizia a convincere e conquistare anche Oltremanica. Sprecare, usare e gettar via subito dopo stanno diventando quanto di meno lussuoso, elegante e consapevole si possa fare.
Nasce una nuova coscienza, saggia e avveduta, che mette al primo posto l'idea della cura, del valore del tempo, facendoci scegliere capi di qualità migliore, da tenere con noi a lungo, con una amorevole manutenzione. E questo spirito è anche un omaggio alla grande tradizione dell'artigianalità italiana, lontana mille miglia dal forsennato "usa e getta" e fatta di gesti sapienti, antica cultura, saperi tradizionali.
Anche le aziende cominciano a sintonizzarsi su questa tendenza, a cominciare da brand di alta gamma come Hermès (il cui sito recita : «Dalle selle ai modelli in seta, passando per gli orologi, tutti prodotti Hermès possono essere riparati e tornare così a risplendere di luce propria») o Brunello Cucinelli («Io tramando, non creo»), per passare a marchi sportivi come Patagonia o Levi’s. E uno degli ultimi rapporti McKinsey sostiene che: «dopo una crisi come questa con un pesante tributo emotivo, le preferenze dei consumatori potrebbero spostarsi, almeno per un po’, verso un “lusso silenzioso” invece che ostentato, prestando maggiore attenzione all’artigianato e all’heritage di un brand».
(Foto Getty Images)
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