Aveva rubato un'autoradio: dopo 36 anni scrive una lettera di scuse al proprietario

Era il 1981 quando aveva commesso il furto. Ora è tempo di scuse.

21 Giugno 2017

Aveva rubato un autoradio:  dopo 36 anni scrive una lettera di scuse al proprietario

Di certo Lorenzo Alberton non ha immaginato neppure una volta negli ultimi 36 anni di poter ricevere una lettera (peraltro di scuse) da parte dell’uomo che gli aveva rubato l’autoradio nel 1981. Ed invece è successo.

Ma partiamo dagli inizi della vicenda: era il 16 marzo del 1981 e Alberton era andato a trovare la moglie, che aveva appena partorito la loro seconda figlia. Uscendo dall’ospedale trovò il finestrino dell’auto (parcheggiata sul ponte di Bassano del Grappa) rotto e si accorse che era stata sottratta l’autoradio. L’uomo aveva sporto denuncia, ma col tempo il caso era stato dimenticato, tanto che non seppe più neppure se fosse stato trovato il responsabile. La vita del signor Lorenzo, oggi pensionato, è quindi proseguita senza più pensarci.
Fino allo scorso maggio, quando, a distanza di 36 anni dall’accaduto, ha ricevuto la lettera di scuse da parte del ladro: «Scrivo la presente – si legge nella lettera - in merito al furto dell’autoradio posta all’interno dell’autovettura di sua proprietà»

Alberton si è dichiarato stupito, emozionato: «Stentavo a crederci ma ammetto di essere stato piacevolmente colpito – racconta l’uomo – è stata un’emozione grande e sono qui a parlarne perché lo considero il gesto di un vero signore che vale la pena di pubblicizzare».

 

«Per quell’episodio – scrive il ladro pentito - sono stato prima arrestato, poi condannato alla pena di mesi tre di reclusione e al pagamento di lire 30 mila di multa, oltre al pagamento delle spese processuali». Insomma, l’uomo ha pagato, ma nonostante ciò non aveva ancora la coscienza apposto, tanto da sentire la necessità di contattare la persona a cui aveva fatto il torto, per chiedere perdono, sì, ed anche per ricompensarlo come poteva e, così, ha allegato un assegno di 100 euro.

Alberton, dal canto suo, ha espresso il desiderio di trovare l’uomo: «vorrei riuscire a mettermi in contatto con lui, incontrarlo per stringergli la mano e perché no, fare amicizia: quello che ha fatto, per me, è un atto che va premiato».

La lettera non era firmata ma, incrociando i dati a disposizione, data anche la presenza dell'assegno, si è risalito al nome dell’uomo, un certo Giovanni Tessarolo, 55enne che, come esplicitato anche nella missiva, vive nel bellunese.

Intervistato dai media locali cui ha chiesto di non rendere visibile il proprio volto, l’uomo ha dichiarato che quella inviata ad Alberton era solo una delle 4 lettere spedite: una per ognuna delle vittime che il tribunale aveva individuato.

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