21 Giugno 2017
Lavorare gratis? Sì, grazie. È questa una triste tendenza della società odierna che vedrebbe moltissimi giovani disposti a lavorare senza uno stipendio pur di fare esperienza. Una situazione, questa, ben nota alle aziende, che ne approfittano per avere manodopera qualificata gratuita. I dati emergono da un sondaggio condotto da una multinazionale americana di consulenza alle imprese, Accenture Strategy. Secondo lo studio, che ha preso in esame un campione di studenti universitari, ben l'83% degli intervistati «è disposto ad accettare un tirocinio non retribuito dopo la laurea in caso non sia disponibile un lavoro a pagamento». E l’82% lo farebbe anche qualora il lavoro fosse all’estero, nonostante le spese necessarie per mantenersi fuori casa.
Secondo la maggior parte dei partecipanti al sondaggio, acquisire le competenze pratiche mediante l’esperienza lavorativa è ritenuto più importante della laurea. “I laureati – dice la ricerca - guardano al datore di lavoro come a un partner per la loro crescita e l’86% dei nuovi laureati si aspetta che il loro primo datore di lavoro offra training formativi".
Sulla base di queste considerazioni le aziende non perdono l’occasione di abbassare le loro uscite. Così sono tanti gli annunci di lavoro piuttosto discutibili: il Comune di Battipaglia, ad esempio, richiedeva ingegneri disposti a partecipare alla redazione del Piano Regolatore, in forma gratuita. E ci sono anche i datori di lavoro che, con formule ben congegnate, riescono addirittura a farsi pagare. È il caso dell'archistar Gino Zavanella il quale, in merito alla realizzazione dello Stadio di Pisa, ha arruolato diplomati geometri per partecipare ad un corso dal costo di 600 euro, durante il quale avrebbero appunto lavorato al progetto. Insomma, sembra quasi che il lavoro, ormai, sia inteso come formazione: “perché retribuirlo se posso usufruirne gratuitamente o, addirittura guadagnandoci?”, si diranno le aziende. Eppure tutto questo è in contrasto con uno dei principi della Costituzione previsto dall’art. 36 secondo il quale «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro».
Non sarà che i giovani staranno svalutando le proprie capacità e competenze?
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