"Mia figlia stressata: basta con i compiti a casa"

Dopo 10 ore di scuola dovrebbe trascorrerne altre due per fare i compiti a casa. La madre si rifiuta: troppo stress.

10 Maggio 2017

"Mia figlia stressata: basta con i compiti a casa"

I compiti a casa per i piccoli scolari sono sempre esistiti e i genitori spesso faticano a far stare seduti i propri figli a terminare il lavoro per l’indomani. Non è questo che farà Bunmi Laditan, una scrittrice che vive in Canada e che ha deciso di non far fare più a sua figlia i compiti per casa. La donna spiega le sue motivazioni in un post pubblico su Facebook:

“Mia figlia ha finito con i compiti per casa. Ho appena inviato un'e-mail alla sua scuola per far sapere che è tutto finito. Ho detto che avrebbe 'ridotto drasticamente' ma stavo cercando di essere gentile, perché ha finito.”

La donna è stata chiara, quindi. Se, però, pensate si tratti di semplice accondiscendenza della madre alla svogliatezza della piccola, vi sbagliate: Maya, infatti “ama l'apprendimento. Lei, in modo indipendente, legge 10-12 libri all'anno e fa regolarmente le ricerche di argomenti molto interessanti (ora sta scrivendo una storia sui lupi). Prende lezioni di codifica, ama dipingere.”

Non si può certo dire, quindi, che Maya non abbia voglia di studiare “Ma negli ultimi quattro anni - continua la donna - ho notato che è sempre più stressata quando si tratta di scuola. E quando parlo di stress intendo che ha dolori al petto, si sveglia presto, e teme la scuola in generale”.


Effettivamente la bambina fa orari un po’ troppo faticosi. La madre spiega che entra a scuola alle 8.15 ed esce alle 16. E, una volta rientrata a casa, dovrebbe trascorrere altre due o tre ore a fare i compiti per l’indomani. Resta solo il tempo della cena e talvolta deve studiare anche prima di andare a dormire. “Che senso ha?” si chiede la donna.

Un pensiero, quello della Laditan, condiviso da molte altre persone: pensate che il suo post ha guadagnato oltre 75 mila like e 21 mila condivisioni.

D’altronde come darle torto. «In Finlandia non esistono i compiti a casa, eppure è il paese più scolarizzato e preparato d'Europa. Costringere i ragazzi a passare l'intera giornata sui libri non ha senso. Se la scuola vorrà punire Maya per questa lettera, sono pronta a farle lezione a casa. Credo nell'istruzione ma non voglio che la scuola rovini la sua vita. Sogno un futuro brillante per lei, vorrei che andasse all'università, ma i bambini hanno bisogno di essere bambini. Non sto attaccando le maestre, sto solo cercando di fare il bene di mia figlia».

Una scelta ponderata quella della donna che assieme al marito, terapista, sta cercando di lavorare per poter ridurre lo stress della bambina. E in fin dei conti, la donna dice una grande verità: “così come i lavoratori hanno bisogno di riposo, anche i nostri ragazzi meritano di passare il tempo libero giocando con i fratelli».

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