06 Dicembre 2016
Di casi di dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro timbrando furtivamente il cartellino ne abbiamo sentiti molti: entrano nel posto di lavoro, escogitano il modo per timbrare ed escono a sbrigare le loro personalissime faccende, per poi ritornare a lavoro indisturbati. Un danno sociale ed economico, quello causato dagli assenteisti, non indifferente, che pesa sulla testa degli italiani come un macigno.
Ricerche e indagini negli ultimi anni hanno scovato molti di questi “furbetti”, ma uno su tutti ha fatto discutere. Perché? Perché lui a lavoro non si è fatto mai vedere, nel vero senso della parola. Nessuno dei suoi colleghi infatti ha mai avuto il “piacere” di vederlo in faccia, di scambiarci due parole o berci un caffè nella pausa, quella legittima e non furtivamente escogitata.
Si tratta di un impiegato all’Ufficio Urbanistica di Barcellona Pozza di Gotto, in provincia di Messina. Il mancato servizio del dipendente, pensate, non è durato solo qualche settimana e neppure qualche mese, bensì due anni e nove mesi. Quasi un triennio, insomma, di non lavoro.
La finanza ha investigato su di lui per altrettanto tempo, fino al 2015. Ma come è venuto a galla il tutto? L’indagine è partita quando un caposervizio lamentava la scarsità del personale a disposizione, così, vagliando l’elenco organico, si notava la presenza di tale impiegato, che risultava essere in servizio. Eppure il caposervizio sosteneva, come d’altronde tutti i dipendenti, di non averlo mai visto. Dopo l’accertamento da parte della polizia municipale, si è giunti alla richiesta di un rinvio a giudizio per reati di truffa aggravata e continuata.
Non solo, altre tre persone (che ricoprivano le cariche di dirigente, segretario generale e assessore con delega all’urbanistica) risultavano essere a conoscenza dell’assenza dell’impiegato all’Ufficio Urbanistica. Per loro il reato è quello di abuso d’ufficio in concorso.
Il danno erariale stimato è oltre 64 mila euro!
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