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"Parole orrende", un hashtag per i neologismi più insopportabili

"Ciaone" e "bacissimi" sono solo due esempi della deriva che sta prendendo la nostra lingua.

06 Luglio 2016

"Parole orrende", un hashtag per i neologismi più insopportabili

L' #ParoleOrrende su Twitter raggruppa da anni le parole più brutte e fastidiose, i nuovi mostri creati nella nostra lingua.

I migliori, o sarebbe meglio dire i peggiori neologismi e non solo sono stati raccolti dall'editor, poeta e scrittore Vincenzo Ostuni. Una "ricerca del brutto" finalizzata ad un'impresa editoriale, il cui ricavato andrà all'"Accademia della Crusca"

Secondo Ostuni, i termini più mostruosi vengono "creati" a Milano, ma la capitale della moda non è la sola città responsabile.

Insalatona”, “impattante”, “mutandine”, sono stare tra le prime parole a far rabbrividire lo scrittore e da lì è nata l'idea dell'hashtag, per capire fin dove si potesse spingere questa deriva della lingua italiana.

Le parole raccolte sono numerose e non tutte sono neologismi, alcune infatti sono ormai pericolosamente consolidate nel vocabolario comune.

Le "parole orrende" sono spalmate nei diversi ambiti della vita sociale e sembra quasi impossibile sfuggirvi.

Vi mettiamo in guardia dalle peggiori.

“Sentiamoci”

Alcune parole orrende hanno a che fare con nuove forme di ipocrisia sociale, di pseudocortesia o mascheramento di rapporti di potere. Tra queste, "sentiamoci" è esemplare. Rispondere “sentiamoci” può infatti avere una doppia funzione. "Sentiamoci" tiene nel vago i rapporti, evita la puntualità dell’impegno ed è di fatto un modo apparentemente cortese, ma in realtà prepotente, di chiedere all'altra persona di contattarti. “Sentiamoci”, quindi chiamami tu.

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