02 Gennaio 2020
Il caffè in cialde o in capsule è sempre più diffuso. Anche in casa infatti la tradizionale moka è sempre più spesso sostituita dalle macchinette per l'espresso, che si alimentano con cialde o capsule di caffè. In effetti la bevanda che ne risulta è più buona e gustosa. Ma... c'è chi avanza delle critiche.
In primo luogo, il caffè in cialde o capsule è più costoso di quello macinato o in chicchi e la differenza di prezzo può superare i 20 centesimi a tazza (il caffè preparato con la capsula può infatti costare fino a 40 centesimi, contro i 15 circa di quello realizzato con la moka).
Un'altra critica spesso mossa al caffè in capsule è quella che riguarda la sua riciclabilità: le confezioni sono infatti di alluminio o plastica nella maggior parte dei casi non riciclabile.
Infine, come riporta anche il sito Green Me, alcune capsule in alluminio, plastica e materiale biodegradabile conterrebbero ftalati (agenti plastificanti) e metalli pesanti, che sono tossici. Si tratta di sostanze che possono finire nella tazzina nel momento in cui la macchinetta casalinga estrae il caffè dalla capsule, usando l'alta temperatura.
I livelli di ftalati non superano i limiti giornalieri che un organismo umano può tollerare, ma eccedendo con le tazzine di caffè si alza anche l'assunzione di ftalati. Tra i metalli pesanti, quelli riscontrati sono piombo e nichel. L'invito di Green Me è dunque quello di non rinunciare al caffè in capsule, ma berlo con moderazione.
Foto di Jürgen Diermaier da Pixabay
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