22 Gennaio 2021
La grande musica si racconta per immagini. E, finalmente, con un respiro più autentico e coinvolgente. Tra la fine del 2020 e il 2021 sono infatti usciti o stanno per uscire delle pellicole che portano in scena tutte le vibrazioni, i sentimenti e l'ispirazione del blues e del jazz.
Ad aprire le danze, per così dire, è stato il film d'animazione "Soul", una storia che mescola musica jazz (il protagonista è un insegnante di pianoforte, innamorato di queste sonorità), passione e riflessione su ciò che dà senso alla vita. In un mix che unisce dramma, comicità e sovrannaturale.
E' tratto invece da un'acclamata opera teatrale (di August Wilson) “Ma Rainey’s Black Bottom”, pellicola dedicata al talento meraviglioso della protagonista, Rainey (interpretata da Viola Davis), prodigio tra blues e jazz. Che rivela anche, nelle sue battute, qual è la chiave di lettura per farsi compenetrare dalla musica, e che tanti, soprattutto i bianchi, non capiscono: «Sentono il suono venir fuori, ma non sanno come è nato», dice Rainey in uno studio di registrazione, nella Chicago del 1927. «Non si rendono conto che è il modo di parlare che ha la vita. Non si canta per sentirsi meglio, ma perché è il proprio modo di capire la vita». “Ma Rainey’s Black Bottom” fa già parlare di sé come candidato agli Oscar, che potrebbero andare a Viola Davis (miglior attrice) e al grande Chadwick Boseman, recentemente scomparso. In questo caso, sarebbe un Oscar postumo, come quello per Heath Ledger.
Un altro film che affronta il tema della potenza del jazz è “Sylvie’s Love”, di Eugene Ashe, un'incantevole storia d'amore tra un giovane sassofonista e una producer televisiva. Anche in questo film, la musica non è qualcosa di astratto, delle semplici note da ascoltare, ma un vero motivo di vita e il modo per comunicare profondamente gli uni con gli altri.
Ultimamente, è stato il regista Damien Chazelle a raccontare bellissime storie in cui è intrecciata fittamente la musica jazz. Si tratta dei suoi film “Whiplash” (2014) e“La La Land” (2016). Nel primo, però la musica è ossessione e passione totalizzante, che allontana il protagonista dalle altre persone a lui care. Avere successo, essere i migliori, comporta solitudine e frustrazioni infinite.
Nel secondo (in cui recita anche John Legend) il protagonista Sebastian, pianista totalmente innamorato del jazz, considera questa musica un tesoro da conservare, guardando solo al passato. Una passione museale che anche in questo caso porta alla solitudine e all'impossibilità di comunicare con gli altri.
Tutto il contrario di quel che accade nei tre film citati inizialmente. In cui jazz e blues sono vita, amore, linguaggio che mette in contatto le persone, apre mondi, genera scintille luminose. E danno uno scopo meraviglioso all'esistenza.
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