E' una mostra profondamente emozionante, quella organizzata negli spazi espositivi del Complesso di San Domenico a Forlì (con un esordio in connessione con la Settimana del Buon Vivere), dal 22 settembre 2018 al 6 gennaio 2019. Si tratta infatti di una grande retrospettiva dedicata al maestro della fotografia Ferdinando Scianna (curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, art director della mostra).
In esposizione, circa 200 fotografie in bianco e nero che raccontano l'itinerario artistico e umano del fotografo siciliano, attraversando vari temi della sua poetica (l'attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare) e incrociando i suoi itinerari geografici (da Bagheria alle Ande boliviane) e di focus (dalla moda ai reportage, dai paesaggi agli animali, ai ritratti dei suoi amici come Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges).
Queste le sezioni della mostra:
LA MEMORIA: Bagheria - La Sicilia - Le feste religiose
IL RACCONTO: Lourdes - I bambini- Kami- Il dolore
OSSESSIONI: Il sonno - Le cose - Uombra- Bestie - Gli specchi
IL VIAGGIO: America - Deambulazioni - I luoghi
RITRATTI
RITI E MITI: Le cerimonie - Donne - Marpessa
Un documentario narra la vita del fotografo, che si racconta anche in prima persona nell'audio guida dell'esposizione.
Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943 e a soli 21 anni pubblica, su testi di Leonardo Sciascia, il saggio "Feste Religiose in Sicilia", libro che ottiene il prestigioso Premio Nadar. Si stabilisce per dieci anni a Parigi, come inviato del magazine l'Europeo ed entra a far parte della celebre agenzia fotografica Magnum Photos. Tornato a Milano, collabora con gli allora emergenti Dolce & Gabbana, dando un taglio del tutto nuovo e originale alle foto di moda.
Scianna racconta così il suo lavoro: «Adesso, con immutata passione, divertimento ed ironia, opero nei campi più diversi. Faccio un po' di moda, un po' di pubblicità, il reportage e cerco più che mai di fare ritratti. Inoltre recupero materiale dal mio archivio fotografico per numerosi progetti. Nelle mostre non faccio distinzioni tra le immagini nate dal lavoro di fotoreporter e quelle di moda, per esempio. Le inserisco tutte in una continuità che è poi quella della mia pratica professionale».
E ancora: «Non sono più sicuro, una volta lo ero, che si possa migliorare il mondo con una fotografia. Rimango convinto, però, del fatto che le cattive fotografie lo peggiorano».