E' una storia che ha dell'incredibile: numerosi turisti, che hanno trafugato degli oggetti a Pompei durante la visita del parco archeologico, hanno dopo qualche tempo restituito il maltolto. Perché pentiti della loro azione? Non esattamente (anche se alcuni si sono resi conto solo in seguito di aver commesso un'azione illegale e anche immorale). Lo hanno fatto perché, a loro dire, l'oggetto rubato a Pompei portava loro sfortuna. Sembra insomma che, fin dagli Anni Novanta, circoli una specie di "maledizione degli scavi", che colpisce chiunque si appropri dei resti archeologici della cittadina distrutta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.c.. L'Ansa riporta una lettera di "restituzione del maltolto" che così si esprime: «Immensa è la sfiga che mi è capitata da quanto lo trovai per le strade di Pompei. Liberandomene ve la restituisco con l'auspicio che in un futuro venga fissata dov'era. LO SFIGATO». Tra i pezzi portati via dai turisti ci sono tessere di mosaico, frammenti di intonaco, monete. Tutto un patrimonio archeologico trattato alla stregua del più insulso dei souvenir.
Fortunatamente, se le sottrazioni di questo patrimonio artistico si susseguono, sono numerose anche le restituzioni volontarie di chi si è reso conto, per lucidità postuma o perché bersagliato dalla sfortuna, che si tratta di reperti da ricollocare al proprio posto. Tanto che il direttore generale della Soprintendenza autonoma, Massimo Osanna, vorrebbe organizzare una mostra dal titolo “Quello che mi porto via da Pompei”.
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